Descrizioni della Valsugana antica
Anni fa ricevetti durante le mie vacanze al Borgo dai miei parenti i primi fascicoli delle « Voci amiche »; e, leggendoli, mi venne un gran interesse per gli avvenimenti storici del paese, che mi erano, devo confessarlo, poco noti, forse anche perché dimoravo già dal 1915 a Innsbruck.
Studiando il buon vecchio Montebello, le cui « Notizie storiche, topografiche e religiose della Valsugana e di Primiero » vennero ristampate a cura del sig. Livio Rossi nel 1973, e altri autori in genere si aumentò in me il desiderio di cercare rapporti sul passato del paese per veder cosa ci avevano da raccontare i nostri avi. Trovai diversi piccoli accenni, ma anche descrizioni più esaurienti, quasi tutte assai interessanti, cosicché, sperando che siano un po' gradevoli agli amici di « Voci amiche » ne do conoscenza.
Nella Biblioteca Vaticana trovai un manoscritto sul « Viaggio d'Alemagna fatto dal ili. Cardinale Comedone l'anno MDLX » (Mss. Chigiani M I 2), del quale riporto la parte che descrive il passaggio da Trento a Primolano:
«A dì 15 (marzo 1562) partimmo da Trento, et c'inviammo per andar a Venezia per l'infra scritta strada, che si chiama di Bassano, ch'è la più corta di tutte, et per essa posson venir carra, sé bene in qualche parte per i Monti ci sia mala strada, et sassosa. Da Trento a Bassano si hanno Cavalli anche fine a Mostre et a Bassano si hanno Cavalli, et Cocchi.
A 5 miglia italiane da Trento passammo da Berz villaggio buono d'un signore particolare suditto del ill. Cardinale di Trento, et dopo 5 altre Levigo villaggio del ill. Cardinale, et sin qui si viene per monti, poco dopo si entra ne la valle del fiume Brenta, per la qual si va fino a Bassano, poi ? miglia ? al Borgo Castello murato brutto, et d'hosterie non buone del Contado di Tirol impegnato dal Imperatore per 4000 scudi a un signore che lo tiene, et che sopra il monte ci ha una Rocca, poi a 10 miglia a Grigno villaggio buono del Imperatore, et a 5 miglia andammo la sera a Primolano villaggio de Venetiani dove sono cattive hosterie, qui a un passo stretto sopra la Brenta si tiene un castello, che sta serrato la notte, et qui comincia la marca Trevigiana ».
Vediamo che l'impressione che ebbero i nobili signori passando da Borgo del Castello, che anche oggi, dopo più di 400 anni guarda maestoso sulla valle, non era la più buona, ma perdoniamolo loro, vedendo che altri viaggianti lo videro con occhi più benevoli ed entusiasmati.
Ora vediamo come vien descritta la Valsugana dall'autore del manuale « Das Land Tirol - Ein Handuch fùr Reisende », stampata nel 1836: « Allontanandosi da Roncegno e dai suoi monti e partendo verso Borgo, che si trova un'ora distante, si vede come la valle s'allarga. A destra oltre la Brenta si vede la montagnosa Visle che è coperta fin al culmino di faggi, e si perde poi in un boschetto di castagni e con soavi prati in una collina, dove la gioventù si rallegra nell'autunno andando alla caccia di uccelli. L'occhio gode, verso il lato sinistro della strada postale, una delle più belle vedute di tutta la vallata. Una fila di collinette spartite da diverse piccole correnti d'acqua si tirano in salita e discesa da Roncegno fino alle prime case del Borgo, e sono
fitte di castagni e di gelsi e d'altre piante — e nel fondo, coronate dai castelli Telvana e s. Pietro si mira un paesaggio d'aspetto veramente italiano, come noi lo ammiriamo tanto nelle opere del nostro rinomato pittore J. A. Koch. Indipendentemente dalla sua decadenza, ancor oggidì si riconosce la remota forza e grandezza di Telvana ».
L'autore, parlando in seguito della storia del paese, arriva finalmente a descrivere la borgata con i suoi cittadini e finisce così:
« II popolo è in sommo grado bonario e onorevole, furti e omicidi sono sconosciuti. La gente è colta e piacevole e di ospitalità senza limiti. Impara facilmente la lingua tedesca, e la parla più perfettamente degli altri Italiani. Le scienze e tutte le cose che approfondiscono il sapere hanno zelanti amici, anche nel sesso femminile ».
Dall'« Archivio per l'Alto Adige. XII. 1917 » rilevo cosa scrive Nicolo Cavanis nel 1684 nel suo Itinerario polonico dedicato all'ill. et ecc. sig.
Domenico Ballarin cancellier grande di Venezia.».
E' un viaggio da Venezia in Polonia e passa per la Valsugana da Primolano verso Trento:
« Seguitando poi il camino per Premolano, luoco del veneto dominio, ove sta piantato il publico lazareto, mi trovai a Grigno, borgo imperiale, al pranzo, poco discosto da un piccolo fiume, il di cui moto non si rendeva insopportabile. Da questo sito passai all'Hospidaletto, assai spruzzato da una leggiera ma penetrante pioggia. Poi scorrendo Grigno, situato in una montagna, e passando Maso, rapido torrente (ove il vetturino, assalito da un ubriaco, restò colpito di bastone, ed esso da lui quasi d'qrchibiiggiata), pervenni a Casteinovo, villa piccola, ma bella. Da questa m'avvanzai a Valsugana, luoco che riempie l'occhio, ma habitato da gente ruvida e poco civile. Correva voce all'hora che in quelle vicinanze fosse solito udirsi de' selvagi, mentre poche settimane prima n'era succeduto uno. Mi resi munito perciò d'assistenti pratici usati a servire di scorta ai passeggeri et inoltrato nel logo di Masi, scorrendo il castello di Selve inhabitabile, indicato asillo di spiriti, eretto in monte, di difficile accesso, mi trattenni la notte in Lievego, sito molto oppaco, e che per dinotarlo di gran malinconia potrebbesi nomare habitazione di Saturno ».
In seguito alle descrizioni fatte da diversi autori sulla Valsugana, che cercai di mettere a conoscenza degli affezionati lettori di « Voci Amiche », vorrei presentare alcuni altri accenni narrati da viaggiatori che passarono per la nostra patria nei secoli passati.
Seguono per primi, tre assunti su viaggi pubblicati da Arnaldo Segarizzi nel nr. XII della rivista « Archivio per l'Alto Adige »: II primo, comunicato da Pietro Zeno nell'anno 1548 ci mostra, che a quei tempi si dava maggior importanza allo stato di salute e a un buon trattamento nelle stazioni di ristoro, e non si badava gran che agli avvenimenti dei paesi per cui si passava.
« Viaggio da Venetia in Augusta » (di Pietro Zeno)
« Laus Deo 1548, 12 marzii.
Da Venetia a Marghera miglia 5. Si partì a 12-12 miglia, Treviso, cita, et si disnò da mosign. Salomone dove erano li nostri cavalli. Si partì a 13-12 m Castelfranco, castello, si albergò et cenò, Hostaria Spada. 12 m Bassano, castello, si disnò et si fu assai maltratati. Hostaria Anzolo. Si partì a 14-7 m. Solagna, vila, et fussemo ben tratati et scapolassemo furia di foco per esser impizato la stalla. Hostaria Sola. 14 m Griglio, vila, si desnò et fussemo maltratati. Hostaria Aquila negra. Si partì a 15-10 m Borgo, vila, qui si comincia a parlar a miglia todeschi che sono 5 l'uno, tamen sono notadi a rason delli italiani. Si cenò et albergò comodamente. Hostaria Lione. 12 m Perzene, vila, si disnò et si fu ben tratati. Hostaria Croce. Si partì a 17-5 m. Trento, cita, si cenò, albergò et si fu maltratati et si stete il giorno seguente et la matina poi partissemo. Hostaria Pesce ».
Particolare attenzione all'aspetto della valle ebbe Zorzi Zustignan, quando ritornò dal suo viaggio in Francia e in Germania. Ebbe però la sfortuna di doversi fermare a Primolano per 28 giorni a causa della peste diffusa da Londra.
« Viaggio per Francia, Fiandra, Germania fatto dall'eccmo signor Zorzi Zustignan nel ritorno a Venetia dall'ambascieria ordinaria in Inghilterra l'anno 1608 ».
« Alli quattro partissimo da Trento e passassimo per Perzen, terra del signor Gaudentio, cugino del Cardinale, ricco di quattordeci mille scudi d'entrata, oltre una pensione di sei milla scudi, che ha dal rè di Spagna. A questa terra comincia la Valsugana, nella quale si vede un lago, non molto largo e per un quarto di miglio lungo nel quale dicono prendersi buon pesce, e dal quale esce la Brenta, fiume navigabile. Questa valle è fertile di grano e di vino, e le sue montagne, che sono a man destra, confinano col Vicentino, copiose di legnami, li quali per via della Brenta si conducono a Venetia.
Più olire passassimo per una terra, chiamata Lavego, soggetta al vescovato di Trento, e la sera arrivassimo a Borgo, vinti miglia discosto il qual luogo è sottoposto ad un barone, che habita in esso, chiamato Sigismondo Beisperger; i maggiori del quale il compròrno dall'imperatore (come sono molte altre giurisdittioni di questo contado di Tirol), dove si riscuotono i datii delle mercantie che vanno e vengono d'Aiemagna in Italia. La sera arivassimo per tempo a Premolano, primo villaggio della republica di Venetia, da questa parte, li confini del quale si estendono tré miglia più oltre, dove si vede una casa posta per segno di detto confine. In Premolano trovassimo un ordine della Sanità di Venetia, di farvi la contumacia per rispetto della città di Londra, nella quale tenevano aviso che la peste facesse molto progresso. Perciò bi sognò fermarsi in quel luoco giorni ventiotto continui... ».
L'ambasciatore Giustiniano fu nel suo viaggio del 1651 non solamente un rispettabile osservatore delle bellezze della natura, ma era un appassionato cultore di musica sacra; d'altra parte sembra sia stato assai timoroso vedendo il « Prener, nel qual loco sempre o piove o nevica ».
« Viaggio fatto dall'eccmo ambasciatore Giustiniano, legato veneto alla Maestà Cesarea ».
1651, li 9 agosto... Partiti dunque di Solagna, la mattina delli 14 a hore 8, accompagnato l'eccellentissimo sig. ambasciatore da me, Caterine Belegno (ecc.), con marchia in tutto de 18 cavalli, una lettica e 9 mulli, portando il bagaglio e facendo il viaggio sopra le rippe della Brenta, sempre con montagne orride, ma per bellissime strade, et havendo fatto miglia 12 trovarne un castello che, dalla sommità d'un monte senza strada imaginabile, rende difficile la salita et pericolosa, se non per una strada, facendosi tirare ad. alto, cosa curiosissima da vedere, ressendovi ivi un capitano tedesco, essendo detto loco dell'Imperio, mantenendo presidio a venetiani, e passati trovarne una piccola terra chiamata Premolano, che ivi ci attendeva il conte Brandolini di Val de Marino, quale seguitò il viaggio con noi, andando a disnare a Grigno, havendo fatto miglia 18, prima terra del serenissimo arciduca d'Austria. Doppo partiti, con poco caldo, arrivassimo a sera al Borgo, havendo fatto miglia. . . qual loco è assai bello e marcantile. Partiti la mattina delli 15 a hore 7, seguitando il viaggio pure sopra la Brenta, passando per Lievego, terra assai bella, et andando a Porgine a disnare, vedemo un loco assai grande, et in detto viaggio della mattina vedemo il prencipio della Brenta, quale scaturisce da un laghetto nascente tra quelle montagne. Partiti da Pergine subito doppo pranzo, il signor Ottolini, il secretarlo et io con alquanti cavalli c'inviamo verso Trento, una lega distante, facendo Sua Eccellenza la strada de fuori della montagna per dubio di esser fermato in Palazzo; onde andassimo noi soli. Trento è città assai bella, ma piccola, situata sopra l'Adige, et vi sono assai beile fabriche, in particolare la casa del Galasso et il palazzo del serenissimo reggente. Vedemo un organo meraviglioso che, sonando tanti versi, fa un concerto indicibile, cosa bellissima et meravigliosissima in tutto il mondo ».
II viaggio prosegue lasciando « Persenon e Kerzen » e in seguito ... « Doppo pranzo senza intermissione di tempo, montati a cavallo, passamo l'alpi del Tirol, montagne asprissime, et dipoi passando il Prener, qual'è una sorta de monte tutta serata da montagne che apena si vede il cielo, nel qual loco sempre o piov o nevica ».
Ma non solamente l'alternanza e l'amenità del paese stupirono e rallegrarono i viaggianti; ce n'erano anche altri piaceri e godimenti che li aspettavano. Questo ce lo attesta il rapporto del Samuel Kiechel di un suo viaggio fatto nel 1589, dove, venendo dal Veneziano e passando il forte Covolo, si invia pel Borgo:
« Reise des Samuel Kiechel 1589 ».
«La sera cavalcammo al Borgo, una cittadina già austriaca, dove ci fermammo la notte, e dove ci fu offerta una bevanda di vino rosso veramente magnifica, non forte, ma fresca ed amabile, un vino, che non avevo gustato già da parecchio tempo. Era talmente grappoloso (racente) e spruzzante (acuto) come da noi si conosce il vino del Neckar, ed io veramente dubitavo di prendermi la febbre per la gola (collo): e la presi dal vero quel giorno, e mi fece talmente fiacco e debole, che, anche dal caldo, potevo seguire solamente con fatica, temendo di dover abbandonare la comitiva ».
Per chi avesse interesse di leggere lo scritto originale, aggiungo il testo autentico in lingua tedesca, essendo questo per la sua parti-
colarità (singolarità) interessantissimo:
« Riiten des abents noch al Bourgo, ein stàttlin, so schon osterreichisch, aldo wiir iber nacht gebiùben und so herrlichen, nicht starken, sondern friischen uffrechten thrunk bekahmen von rottem wein, als ich in langer veiil dòssgleichen nicht versuecht, so racente und so scharf, als bei uns due neckarwein, das ich genziich ver meinte, muer das fieber ob dem hais zu trinken: wiie ichs dann eben disen tag gehabt, wólches mich so matt und lass gemacht, das ich wegen der hiz miesam volgen kundte und vermeint, werde due gesellschaft verlassen muessen ».
Per terminare la mia piccola raccolta sia menzionato un libretto del K. Julg, che fu stampato in occasione dell'inaugurazione dell'apertura della ferrovia della Valsugana, da Trento a Tezze, (78 km) nell'anno 1896. Si deve accettare l'euforìa un po' esagerata della descrizione, pensando con che orgoglio fu accolto quel brillante lavoro che si terminò in soli due anni e mezzo. Partiamo da Barco:
« Sia messo in evidenza, che uno strato di carbone di 0,1-2 m di spessore, incomincia presso Barco a passar il monte Civerone e si estende fino in Val Bronzale e Val Tesino. Si tratta di carbone bruno di ottima qualità. Vicino a Novaledo esistevano due piccoli laghi che sparirono improvvisamente nel 1818. In Novaledo si coglie il miglior vino. Roncegno ha uno stabilimento che guarda distintamente ed elegante in un posto isolato dagli altri fabbricati del paese, colla sua fronte di finestre verso la fiorente vallata, la quale giace con un aspetto anfileatrale ai suoi piedi.
L'occhio è incapace di raccogliere con un solo sguardo l'abbondanza dell'offerto, e vien vinto dalla variabilità e dalla vaghezza del paesaggio. Solo lentamente si trattiene su i singoli punti, dei quali ognuno è pittoresco, per raccogliere gli aspetti (sembianza), che lo aspettano. Così il panorama del Borgo, i numerosi castelli e ruderi, che giaciono sulle colline coronate di vigneti, e che ci trasportano in un'era medioevale e cavalieresca. Specialmente lo sono i castelli del Borgo che afferrano la nostra attenzione e trasportano i nostri pensieri fino ai tempi remoti, pieni di una romantica gentile; così lo fa il dominante Telvana, sebbene già in rovina, insolito ma assai pittoresco, che aumenta ancor più l'impressione pensando che fu nel lontano passato teatro di sanguinose lotte, di ostilità e di mutevoli destini. La stessa singolare apparizione ci mostrano i ruderi del castello S. Pietro che dominano, già ben visibili da lontano, sulla vetta del Ciolino.
PIO WASSERMANN
Voci Amiche Giu - Lu 1974